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ACQUISIZIONI 2008: acquisti e donazioni

a cura del Servizio II

in nn. 1-2/2008
Tutela e conservazione del patrimonio archivistico – Direzione Generale per gli Archivi 
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ACQUISTI
 
La Direzione generale per gli archivi, sentito il Comitato tecnico-scientifico per gli archivi, ha autorizzato agli inizi del 2008 l’acquisto di due fondi dichiarati di interesse storico particolarmente importante: l’archivio dell’impresa “Contegiacomo” di Putignano (BA) e quello personale di Gioacchino Napoleone Pepoli. L’iter della compravendita a trattativa privata di tali fondi – che rientra nell’attività di tutela sugli archivi non statali spettante alle Soprintendenze archivistiche - è stato seguito dalle soprintendenze della Puglia e della Toscana competenti per territorio; i fondi acquisiti saranno affidati, rispettivamente, all’Archivio di Stato di Bari e all’Archivio di Stato di Bologna, che ne assicureranno la conservazione, la fruizione pubblica e la valorizzazione.
Tra gli archivi d’impresa pugliesi, l’archivio “Contegiacomo” di Putignano (BA) risulta il primo ad essere stato dichiarato di notevole interesse storico, per la rilevanza della documentazione ai fini della storia dell’economia e dell’impresa in età contemporanea.
L’archivio ha documentazione a partire dal 1905, anno di fondazione di una piccola struttura ad opera di Cesare Contegiacomo, nativo di Putignano, in società con un suo concittadino, e da lui rilevata dopo tre anni per la produzione di berretti, bastoni, ombrelli e loden. La documentazione più cospicua risulta costituita da diverse serie organiche e complete, che permettono di ripercorrere l’attività produttiva e le fasi di sviluppo dell’azienda: copialettere, registri contabili, inventari di beni, carte relative ai rapporti con fornitori di materie prime e con agenti di vendita anche fuori d’Italia, serie dei “modellini” di abiti per adulti e bambini per varie occasioni, serie delle “mazzette” di campioni di tessuti, che consentono di seguire l’evoluzione della moda nel XX secolo; vi è inoltre un corredo iconografico - album fotografici e fotografie di diverso formato in bianco e nero riconducibili al periodo tra gli inizi del XX secolo e il 1968 - che riguarda la sede dell’impresa, i reparti di produzione, il relativo personale impegnato nel lavoro quotidiano o nelle attività formative, e che documenta anche gli aspetti di vita sociale privata e pubblica vissuta dai Contegiacomo.
 
L’archivio personale di Gioacchino Napoleone Pepoli è stato acquistato in considerazione dell’indubbio pregio delle carte, ma anche della circostanza che esse integrano un fondo già in possesso dell’Archivio di Stato di Bologna: qui è conservato infatti, fin dal 1915, il grande archivio della famiglia Pepoli, con documentazione dal XII al XIX secolo.
Gioacchino Napoleone Pepoli (Bologna 1825-Bologna 1881) nacque da Guido Taddeo Pepoli e da Letizia Murat, figlia di Gioacchino e della sorella di Napoleone I, Carolina regina di Napoli; fu esponente del ramo marchionale della famiglia Pepoli, divenuto il principale dopo l’estinzione del ramo comitale all’inizio del Novecento. Nel 1844 sposò Wilhelmina di Hohenzollern-Sigmaringen, cugina del re di Prussia, imparentandosi così con quasi tutte le famiglie principesche e regnanti d’Europa. Una loro figlia, Letizia, andò sposa al conte Antonio Gaddi e gli eredi ottennero, con r.d. del 15 giugno 1912, di affiancare al cognome Gaddi quello della madre.
Pepoli fece parte del governo provvisorio delle Romagne come ministro delle finanze; divenne commissario generale dell’Umbria, dove preparò il plebiscito per l’annessione della regione al Regno d’Italia; fu ministro dell'agricoltura, industria e commercio nel Gabinetto Rattazzi (1862) e ministro plenipotenziario a Pietroburgo (1863); fu anche sindaco di Bologna dal 1860 al 1868, commissario a Parma, ambasciatore a Vienna e senatore del Regno. Negli anni '70 si occupò principalmente di questioni sociali: fondò numerose istituzioni a Bologna dove, alternando gli incarichi all’estero, trascorse molto tempo. Il suo impegno politico si esplicò, tra l’ottobre e il dicembre 1860, nell’annientamento del potere civile pontificio nelle Legazioni e nell’Umbria, nell’abolizione della tassa sul macinato, nell’istituzione del matrimonio civile e nella soppressione dei conventi in Umbria. Non minore rilievo ebbe la sua costante e progressiva pressione su Napoleone III a favore dell’unità d’Italia a fianco di Vittorio Emanuele II, con evidente avversione per i repubblicani di Mazzini e per i garibaldini. L’archivio è dunque specchio e prodotto di una carriera multiforme, annoverando la corrispondenza di Pepoli con uomini politici italiani e stranieri – soprattutto francesi -, diplomatici, letterati, scienziati, ecclesiastici, principi, artisti e attori (nella sezione “Carteggio” si trovano ben 4.400 lettere di oltre 880 corrispondenti) e includendo carte relative all’attività politico-istituzionale. Nel carteggio politico, oltre alle numerose lettere di Minghetti, il suo maggiore corrispondente, e oltre ai dispacci telegrafici del conte di Cavour con istruzioni anche militari di notevole rilevanza, si trovano missive di Cairoli, Depretis, del generale Cialdini, di Costantino Nigra e di Gioacchino Pecci (futuro papa Leone XIII, allora vescovo di Perugia). Il complesso archivistico, dichiarato di notevole interesse storico nel 1994, risulta imponente e utile per chiarire alcuni aspetti della storia dell’Unità.
Michele Rosi, nel Dizionario del Risorgimento Nazionale del 1933, così riferisce: «L’archivio politico del P. viene conservato con affetto di religione domestica a Bologna nella casa del nipote On. Conte E. Gaddi Pepoli, che con signorile liberalità donò al Comune di Perugia per quel Museo del Risorgimento, tutta quella importantissima parte di atti e documenti che riguardano il governo del P., come regio commissario generale dell’Umbria negli ultimi mesi del 1860». E Pepoli fu anche scrittore, poeta e compositore di drammi (nel carteggio compaiono figure di primo piano come Aleardi, Carducci, Cantù, Collodi, dall’Ongaro, Prati, Rossini, Dumas figlio, Lombroso).
 
DONAZIONI
 
Nei primi mesi del 2008 la Direzione Generale per gli Archivi ha potuto riscontrare un aumento dei procedimenti di donazione di archivi privati agli Archivi di Stato. E’ un dato interessante, che denota una attenzione diffusa per la memoria storica e la sua conservazione da parte di un pubblico più vasto, ma anche una crescente fiducia nell’Amministrazione archivistica e nella sua attività di protezione e valorizzazione del patrimonio documentario italiano. Negli ultimi anni  è aumentata la consapevolezza, anche nei non addetti ai lavori, dell’importanza degli archivi privati - preziose testimonianze di vicende private e familiari, ma anche fonti per la conoscenza di  vicende sociali e politiche e di fenomeni associativi ed economici. La donazione da parte dei proprietari è insieme  gesto di generosità e sintomo di sensibilità culturale, perché il documento, uscendo dalla sfera individuale e familiare, nel rispetto delle norme vigenti in materia di privacy si apre alla pubblica fruizione; al contempo, l’Amministrazione archivistica è in grado di garantire la ottimale conservazione e valorizzazione del bene.
 
L’archivio dell’on. Adolfo Battaglia.
L’on.Adolfo Battaglia, deputato del partito repubblicano dagli anni Sessanta agli anni Novanta, ha donato all’Archivio Centrale dello Stato la documentazione raccolta e prodotta nel corso della sua attività politica e istituzionale. Di particolare interesse il nucleo con materiale di studio relativo alle funzioni di Ministro dell’industria ricoperte nel periodo 1987-1991: furono anni delicati per gli equilibri politici del nostro Paese, che videro- tra l’altro- l’inizio di una radicale trasformazione del sistema economico italiano con il passaggio dalle partecipazioni statali alle privatizzazioni.
L’archivio contiene corrispondenza, materiale relativo alla elaborazione di disegni di legge in materia di politica  economica e industriale, di fonti energetiche, di ambiente ma anche discorsi, relazioni, interventi, materiale di studio riguardante l’attività istituzionale in rapporto agli organismi internazionali. Il fondo costituisce una interessante fonte per lo studio della politica economica nel secondo dopoguerra e consente di approfondire il tema dell’impresa pubblica e della sua evoluzione nell’esperienza  italiana.
 
L’ archivio Filippo Valenti  
E' stato donato all’Archivio di Stato di Modena l'archivio privato del Prof. Filippo Valenti. Le eredi hanno così realizzato l’intenzione manifestata dallo stesso prof. Valenti, recentemente scomparso. Il fondo - dichiarato di interesse storico particolarmente importante nel 2006- documenta i vari campi degli  interessi culturali dell’insigne studioso, direttore dell’Archivio di Stato di Modena per quasi un ventennio. Considerato uno dei maestri della scienza archivistica italiana (i suoi studi di teoria archivistica sono pubblicati nella collana “Saggi” delle “Pubblicazioni degli Archivi di Stato”), Filippo Valenti ha svolto anche una intensa e originale attività di ricerca in campo filosofico e religioso, che si è tradotta nella produzione di scritti inediti, appunti e carteggi con rilevanti personalità della cultura italiana. Di particolare interesse i carteggi che testimoniano il dibattito teorico per la realizzazione della Guida generale degli Archivi di Stato italiani.
 
L’archivio della  scrittrice Lia Levi
L’archivio, donato da Lia Levi all’Archivio di Stato di Roma, ne documenta l’attività di giornalista e scrittrice attraverso testi di suoi racconti editi e inediti, corrispondenza con esponenti della cultura e della politica italiana, materiale bibliografico, registrazioni televisive di opere letterarie e teatrali della scrittrice. Lia Levi ha fondato e diretto per trent’anni “Shalom” il mensile della comunità ebraica, ha scritto  testi teatrali e originali radiofonici, romanzi per adulti e per ragazzi, divenendo una importante testimone culturale dell’ebraismo italiano. Nelle  sue  opere  narrative - per le quali ha riportato numerosi premi – il racconto delle persecuzioni razziali vissute nell’infanzia e nella prima giovinezza si affianca alla necessità di trasmettere la memoria di quegli eventi alle generazioni future.
 
L’archivio del giurista Mario Bracci
L’Archivio di Stato di Siena ha ricevuto in dono dagli eredi l’archivio del giurista Mario Bracci (1900-1957), dichiarato di notevole interesse storico nel 1997. Docente di diritto amministrativo dal 1931 e poi Rettore dell’Università di Siena, fu giudice costituzionale dal 1955, dimostrando, come ricordava Aldo M. Sandulli “una squisita sensibilità per il profilo politico degli studi giuridici e per le implicazioni giuridiche degli accadimenti politici”. Il fondo comprende la documentazione relativa all’attività accademica e agli incarichi istituzionali, scritti di argomento politico e giuridico; di particolare interesse la corrispondenza con  giuristi e illustri personalità dell’epoca, quali  Alcide De Gasperi, Piero Calamandrei, Don Sturzo, Arturo Carlo Jemolo, Massimo Severo Giannini, Pietro Nenni. La documentazione, che consente di ricostruire il  ruolo  rivestito da Mario Bracci nell’evoluzione delle strutture dello stato repubblicano e nella individuazione delle attribuzioni  della Corte Costituzionale- si vedano gli scritti relativi alle funzioni dell’Alta Corte per la Regione Siciliana-  rappresenta una importante fonte per la storia dell’Italia contemporanea, ma riveste interesse anche per la storia della città di Siena in rapporto all’attività svolta da Mario Bracci come consigliere comunale.
 
 L’archivio dell’arch. Aldo Cervi
Dichiarato di interesse particolarmente importante nel 2005, è costituito da circa 140 progetti realizzati dall’architetto triestino Aldo Cervi (1901-1972), dal 1952 al 1972 e da una serie di album fotografici. La donazione da parte della famiglia all’Archivio di Stato di Trieste consentirà di effettuare gli interventi volti alla valorizzazione e fruizione dell’archivio nell’ambito del progetto nazionale relativo alle fonti documentarie dell’architettura contemporanea. Il fondo documenta l’attività professionale svolta da Cervi - anche in collaborazione con altri illustri architetti quali Nordio, Frandoli, Boico e con lo scultore Marcello Mascherini - nel campo dell’urbanistica e dell’architettura di interni, ma anche nella progettazione di interni navali. Tra i progetti più interessanti, alcuni importanti edifici degli anni’50 - tra cui la sede municipale, e la sede INAM in collaborazione con Boico; l’edificio per la sede RAI del 1960, un’opera di stampo razionalistico, in continuità stilistica con l’ex Casa del Lavoro (oggi sede del Consiglio Regionale) progettata da Umberto Nordio.   

Fondazione Ansaldo