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Riflessioni

Sara Pollastri*

in nn. 2-3/2006
Sono un’archivista di ente locale, mi sono formata nella scuola dell’Archivio di Stato di Firenze negli anni 80.  Ho avuto ottimi maestri, ai quali devo la conoscenza della Paleografia, della Diplomatica che… ahimè ho avuto il tempo di dimenticare, lavorando, come primo incarico, in un archivio di persona e poi, da venti anni, nell’archivio del mio comune di residenza, Sesto Fiorentino: il paese socialista, magistralmente descritto dallo storico E. Ragionieri nel libro che è divenuto una pietra miliare negli studi di storia locale.
Dimenticare la paleografia e la diplomatica per curare dapprima l’epistolario di Camillo Berneri, un anarchico morto ai tempi della guerra civile spagnola, poi per approfondire  lo studio della Storia delle Istituzioni, la conoscenza delle carte della Lega dei comuni, delle Podesterie, delle Cancellerie. Tutti aspetti nuovi per me, ai quali la Scuola non mi aveva preparato e che ho imparato successivamente, anche grazie ai corsi d’aggiornamento organizzati dall’ANAI, di cui sono socia da molti anni. Per non parlare poi dell’avvento dei computer e dei  programmi  (tipo Arianna, Sesamo) per l’inserimento dati, che tutti abbiamo dovuto apprendere per informatizzare la descrizione e velocizzare la ricerca negli archivi.
Se la Scuola dell’Archivio di Stato non ci ha preparato, allora, all’avvento dell’informatica, è altrettanto vero che tutta l’impostazione della scuola era orientata solo alla formazione dell’archivista statale e tutta rivolta all’antico, se mi si passa l’espressione.
Oggi, chiaramente, il tipo di formazione è un po’ cambiato,  so che sono state inserite anche materie come Diplomatica del documento contemporaneo e Informatica applicata agli archivi, ma in generale la preparazione  della scuola è insufficiente per affrontare le problematiche di un archivio del Novecento o anche di un archivio comunale.
L’Università  è venuta in aiuto con i corsi di laurea in Conservazione dei Beni culturali, che diplomano giovani archivisti, che in qualche caso riescono anche a fare periodi di stage in ambienti di lavoro. Ho avuto la possibilità di fare da tutor ad una giovane studentessa della cattedra di archivistica dell’Università di Firenze ed è stato un esperimento proficuo per entrambe, ma sono occasioni abbastanza rare.
Accade lo stesso nel campo della Biblioteconomia e nella professione del bibliotecario. Personalmente sono anche bibliotecaria (ho superato uno specifico concorso e mi sono formata anche per questo) - e la cosa  non spaventi o faccia orrore ai puristi -: si tratta di due professioni diverse è chiaro, ma entrambe afferenti al mondo dell’informazione, e spesso nei comuni di piccole e medie dimensioni avviene  non tanto che l’archivista si occupi anche della biblioteca, ma piuttosto il contrario, che il bibliotecario si occupi anche dell’archivio, almeno di quello storico. Pertanto, erigere steccati fra le due professioni non giova, né tantomeno gridare allo scandalo; quel che serve è curare la formazione di operatori che si trovano per così dire in mezzo al guado.
Nel comune di Sesto Fiorentino abbiamo cercato di risolvere in qualche modo il problema.
Dato che la Biblioteca fa parte di un’Istituzione che ha al suo interno un’Agenzia formativa, abbiamo organizzato un corso di 900 ore con fondi europei per la formazione del bibliotecario dell’ente locale, e nel corso abbiamo inserito anche alcune ore di lezione e di pratica sulla gestione di un archivio comunale. Non intendo con questo dire che ssi siano formati dei giovani in modo completo, ma laddove le informazioni e le notizie di carattere pragmatico si inserivano su una solida preparazione teorica, direi che hanno colto nel segno. Sono esperimenti, a mio avviso, che potrebbero avere un seguito…
 
* Archivio storico e Biblioteca Comune Sesto Fiorentino

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