Una ricchezza 'insostenibile'
Colpiscono nel nostro paese la ricchezza e la multiformità, nonché la proliferazione di istituti, iniziative, progetti legati alla cultura, alla memoria, alle tante memorie del Novecento.
Spesso si tratta di istituti (a parte quelli statali, teoricamente più noti), che conservano patrimoni incredibili, per lo più inediti o sconosciuti alla maggioranza degli stessi studiosi e spesso si tratta di progetti che mettono in campo risorse consistenti, con esiti a volte sorprendenti per la qualità dei contenuti e della loro organizzazione (da portali a rassegne e mostre multimediali, a iniziative editoriali complesse).
Mi sono sempre chiesta quanto il mondo della scuola riesca a ricevere di tutto questo fermento culturale e dei tesori che produce.
La sensazione è che, nonostante le nuove tecnologie mettano a disposizione di insegnanti e classi nuovi strumenti di accesso, digitali e interattivi, per innovativi percorsi di studio, di esplorazione e riflessione per alunni di tutte le età nonché per gli studenti universitari, ci siano un torpore, una inerzia, dei limiti che portano con sé enormi sprechi.
Certamente non mancano iniziative all’avanguardia in alcune scuole, legate magari al proprio territorio… ma temo fortemente che si tratti di gocce nel mare.
E mi domando quanto gli studiosi, i professionisti della produzione e dell’organizzazione del sapere, dell’offerta dei contenuti, quanto il mondo della ricerca scientifica conoscano le necessità del mondo della scuola e si pongano il problema della finalità delle loro ricerche. Mi sto riferendo, in tal caso e in questo contesto, in particolare a quei campi del sapere e della cultura che hanno a che fare con le scienze umane, sociali.
La percezione forte è che si invochi una identità italiana, una memoria nazionale, una storia collettiva e ci si scontri spesso con quelli che lo storico Giovanni De Luna ha definito feudi culturali.
Sono rimasta sorpresa nel constatare per esempio come le case editrici che realizzano manuali di storia abbiano 'scoperto' solo di recente che per lo studio del Novecento sia necessario offrire strumenti che consentano di utilizzare anche le fonti audiovisive. Si ingegnano dunque per realizzare modalità per l’accesso a queste fonti e scoprono gli archivi che le custodiscono, accordandosi per l'uso dei documenti. Così insegnanti e studenti hanno e avranno la possibilità, se vorranno, tramite Dvd allegati ai manuali o attraverso le LIM, di accedere a piattaforme on line che offriranno per ogni argomento selezioni di brani filmici, testi, link, altre tipologie documentarie correlate.
Mi chiedo solo quanto realmente insegnanti e ragazzi saranno preparati o pronti per utilizzare con piacere e con un pizzico di passione questi strumenti e a sapere contestualizzare queste fonti.
Il dubbio è lecito se penso a quanto materiale prezioso ormai si trovi gratuitamente on line, disponibile, 'pronto all’uso', se solo ci fosse meno inerzia, al di là dei gravi problemi che colpiscono la scuola italiana, maggiori flessibilità e creatività nello svolgere i programmi ministeriali, minore pigrizia, che poi pigrizia non è … Fatte salve le eccezioni.
Forse, proprio la mancanza di comunicazione, di reti tra istituti culturali che dovrebbero interagire, progettare metodologie comuni, costruire insieme anche al mondo della scuola modalità veramente moderne, trasparenti e democratiche di uso delle fonti, delle risorse digitali, di approccio ai progetti di valorizzazione, alle iniziative di studio e ricerca, tenendo conto anche dei bisogni di conoscenza e di crescita dei giovani, sta in parte alla base di questa ‘pigrizia’ e di questi sprechi. E’ più facile coltivare i propri orti e mostrare quanto siano belli e produttivi e vendere, se possibile, a caro prezzo il proprio prodotto culturale (pazienza se non si venderà, l’importante è essere riusciti a realizzarlo, a ottenere i fondi per conservarlo, anche se poi andrà in buona parte 'sprecato'), piuttosto che cooperare (non uso a caso il termine) per una ‘produttività’ responsabile, perseguita e costruita insieme, al fine di rendere soprattutto i giovani ‘consumatori consapevoli', soggetti attivi e partecipi dell'organizzazione e della valorizzazione della ricchezza culturale, in un paese democratico come vuole essere il nostro.
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