E’ questo valorizzare i beni culturali? Siamo oltre? Riflessioni sul tema partendo dalla cronaca
Tornando un po’ indietro, per dare un contesto alle riflessioni
L’art. 106 del Codice del beni culturali consentendo l’uso dei beni culturali a singoli richiedenti specificava che fosse per finalità compatibili con la loro destinazione culturale; in ottemperanza all’art. 108 del medesimo testo legislativo nel corso del 2023 e 2024 (decreto ministeriale n. 108/2024) il Ministero della cultura ha normato con le “Linee guida per la determinazione degli importi minimi dei canoni e dei corrispettivi per la concessione d’uso dei beni in consegna agli istituti e luoghi della cultura statali”. Con un accordo MiC-Demanio a marzo 2024 si è inteso creare centri culturali polivalenti che, attraverso interventi di riqualificazione, aggiungono alla tradizionale funzione di conservazione, studio e consultazione della secolare documentazione, quella di luoghi aperti ai cittadini o hub archivistici interprovinciali per la conservazione documentale, creando valore culturale, sociale ed economico per il territorio. Dal Codice dei beni culturali del 2004 ad oggi è evidente che si è andati verso la scrittura di norme che consentissero ai detentori di beni culturali di affiancare alla Tutela la Valorizzazione, questa sempre realizzata in forme compatibili con la tutela e tali da non pregiudicarne le esigenze (D. Lgs. 42/2004, art. 6 comma 2). La comunità archivistica ha da tempo fatto propri questi concetti, al punto che non c’è progetto di riordino archivistico che non preveda anche attività dirette a promuovere la conoscenza del patrimonio culturale e ad assicurare le migliori condizioni di utilizzazione e fruizione pubblica del patrimonio stesso (D. Lgs. 42/2004, art. 6 comma 1); inoltre gli istituti di conservazione pubblici o privati e gli enti preposti alla vigilanza tengono sempre più spesso in conto nella programmazione delle proprie attività, di aprire i propri spazi a visite o concederli per manifestazioni culturali pubbliche.
Cronaca meno recente
Il dibattito, seguito alla realizzazione di un evento privato presso la Biblioteca nazionale braidense svoltosi a giugno 2024, ha avuto il merito di mostrare le possibili zone d’ombra dell’uso individuale di beni culturali; in ogni caso la comunità si è trovata a confrontarsi riconoscendosi tra favorevoli, contrari e soprattutto riflessivi; i riflessivi per i quali prevalgono due questioni fondamentali: fermo restando che far conoscere i luoghi di conservazione dei nostri beni culturali ai non specialisti è giusto e doveroso, si può perseguire la valorizzazione e la fruizione senza svuotare completamente di senso il contenitore? E poi: siamo sempre in grado di aprire al mondo senza mettere in pericolo i patrimoni?
Che il buon senso insieme alla normativa ci facciano da guida, così i riflessivi hanno spesso concluso le proprie osservazioni a voce alta.
Cronaca odierna
Dolorosamente apprendiamo dalla stampa che è stato autorizzato e realizzato, a sentir le voci interne del personale e a guardare i filmati pubblicati, un evento che in più e più punti non collima né con la normativa né con il buon senso. Senza andare in dettagli da responsabile della sicurezza ma procedendo solo per facilissime osservazioni, siamo a domandare e domandarvi: i funghi riscaldanti in che rapporto stanno con la sicurezza negli archivi? Le luci e i suoni della discomusic anni ’90 vanno d’accordo con la tutela di affreschi e decreti?
Il punto di vista di Anai
Fermo restando che le notizie pubblicate siano tutte veritiere, è giunto il tempo di fare considerazioni – lontane da posizioni apocalittiche o integrate – che sobriamente ricordino a tutti noi, la primaria funzione degli archivi e degli archivisti.
Roma, 10 dicembre 2024
Il Consiglio direttivo Anai