La presidenza di Antonino Lombardo: 21 anni di attività a sostegno del ruolo degli archivisti

Dal 1964 al 1985, Lombardo guida gli archivisti italiani tra dissensi interni, apertura internazionale e attività editoriale.

1964

Durante la lunga presidenza di Antonino Lombardo, che restò in carica dal 1964 al 1985, l’ANAI definisce in modo più marcato il suo indirizzo come associazione di professione. Lombardo agisce su più fronti per fare in modo che l’ANAI venga riconosciuta come l’associazione di riferimento per i professionisti degli archivi. In questo senso di adoperò affinche l’ANAI ottenesse uno spessore internazionale e, in ambito italiano, fosse un punto di riferimento per gli archivisti.

Nel corso del suo mandato, Antonino Lombardo ha definito il ruolo dell’associazione così come la conosciamo oggi. Antonino Lombardo all’inizio della sua presidenza si trovò, infatti, a gestire una situazione di grandi tensioni che rischiavano di minare la dimensione culturale dell’associazione. Con il precedente Congresso dell’associazione, quello di Brescia del 1960, l’ANAI si trovò divisa in due diversi orientamenti. C’erano archivisti che vedevano al futuro dell’ANAI come un’associazione sindacale e altri che la consideravano un rete di archivisti e che sostenevano il valore culturale dell’ANAI.

Il Congresso di Brescia divenne uno spartiacque e determinò le sorti dell’associazione come rimarcato da Antonino Lombardo.

Con il nuovo statuto, promulgato durante il mandato di Lombardo, fu chiaro l’intento di valorizzare la professione archivistica in tutte le sue sfaccettature. Il nuovo statuto apre l’associazione a tutte le categorie di archivisti e ai simpatizzanti. Questo indirizzo portò il primo consiglio a dimettersi in massa durante il primo anno di Lombardo.

Antonino Lombardo si impegnò per valorizzare il ruolo dell’archivista anche come studioso. Con l’emanazione del d.p.r del gennaio 1957 venne ridefinito “l’Ordinamento Gerarchico dell’Amministrazione dello Stato” valida dal 1923 e l’archivista, da un ruolo tecnico-scientifico, venne declassato mestiere di tipo puramente amministrativo.

Da questo decreto la professione archivistica ne uscì sconfitta. Antonino Lombardo, con attività di divulgazione e dibattiti culturali, riuscì a ripristinare la funzione culturale dell’archivista. Venne valorizzata la funzione culturale e il profilo formativo dell’archivista che era di tipo umanisitico. Ciò che venne sottolineato fu il ruolo di studioso del professionista degli archivi, la cui mansione non si limita al riordino delle carte d’archivio.

Questo impegno è evidente nella fondazione di una nuova rivista diretta da Antonino Lombardo: “Archivi e cultura”.