Ha suscitato sollievo l’annullamento della circolare 133/2025 del MIC, che tanto scalpore ha sollevato nel mondo della cultura italiana tra l’11 e il 12 novembre 2025. In essa si definiva un nuovo ordinamento professionale del personale non dirigenziale del Ministero della Cultura in cui si eliminavano pericolosamente le specializzazioni necessarie, ignorando così i requisiti fondamentali per svolgere professionalità di alto livello e competenza all’interno degli istituti culturali.
Riteniamo che i timori suscitati siano ben giustificati; non solo perché in un attimo si cancellano anni di conquiste volte a garantire un’alta qualità professionale ormai richiesta in ogni luogo di lavoro, ma anche perché il Ministero stesso mostra di ignorare le norme contenute nel Codice di settore (Legge 110/2014 che inserisce l’articolo 9bis nel Codice beni culturali e paesaggio) e perfino i precedenti decreti emessi da lui stesso in materia di requisiti formativi e professionali (DM 244/2019).
Per quanto riguarda la professione archivistica, i requisiti sono dettati dall’allegato 3 del DM 244/2019, che suddivide in fasce la professione: si sottolinea che la prima fascia indica i requisiti formativi e professionali a cui tutto il personale non dirigenziale ha dovuto adeguarsi per accedere ai concorsi e garantire qualità e qualificazione professionale.
Non si può non osservare – e il Ministero non può ignorare – che la semplificazione proposta nella circolare cozza contro una realtà in cui i corsi di laurea legati ad archivi e biblioteche fanno purtroppo laureare pochissime persone. Ne consegue che i titoli di base di chi opera in archivi e biblioteche sono oggi molto variegati (lettere, scienze storiche, scienze politiche, scienze giuridiche, ecc.). In questa situazione appare strettamente necessario che questa base diversificata vada salvaguardata e che necessiti sempre delle specializzazioni previste dalle norme vigenti nell’ambito degli archivi.
E inoltre lo stesso Ministero svuota di significato le scuole degli Archivi di Stato, scuole di sua diretta competenza, dopo una riforma avvenuta pochi anni fa (DM 339/2021) la quale ha introdotto una serie di novità sostanziali e adeguato il livello formativo necessario per affrontare le sfide a cui gli archivi e gli archivisti sono chiamati a rispondere nel contesto attuale.
La circolare 133/2025 del MIC – emanata e ritirata in un giorno – è apparsa al giudizio degli archivisti come l’ennesima dimostrazione dell’inconsapevolezza del Ministero verso i settori del mondo culturale e dei suoi reali bisogni.
Questa inconsapevolezza rischia di generare a cascata pericolose ricadute nell’intero settore archivistico, tanto all’esterno del Ministero (pensiamo al reclutamento di personale in comuni, enti locali, istituti culturali, ecc.) quanto – al suo interno – sulla vasta platea dei collaboratori stessi del Ministero, creando una pericolosa ambiguità anche nel profilo delle “Elevate Professionalità”, la cui identificazione risulta vieppiù stonata e non definita e di cui non si capisce il disegno complessivo.
Siamo, dunque, a chiedere con forza il coinvolgimento dell’Anai nella formulazione di decisioni concernenti la professionalità archivistica.
Confidiamo infine che sia solo una voce infondata quella della ripubblicazione della circolare, modificata stralciando solo alcune categorie professionali.
Distinti saluti
il Direttivo nazionale Anai
