Il 24 novembre 2012, la dott.ssa Monica Grossi, accompagnata dalla sottoscritta, si è recata presso il comune di Sorso, in provincia di Sassari, su invito dell'Amministrazione comunale, per partecipare al convegno durante il quale è stata presentata la pubblicazione di Giampaolo Ortu "La Romangia e il Feudalesimo", realizzata per la maggior parte sullo studio dei documenti dell'archivio privato Amat di Sanfilippo. La manifestazione si è tenuta presso il palazzo baronale.
Ha aperto i lavori il Sindaco, Giuseppe Morghen, che ha rivolto i ringraziamenti di rito ai presenti e a quanti hanno collaborato all'iniziativa; ha ricordato, quindi, l'impegno dell'Amministrazione nella valorizzazione dei Beni Culturali del territorio della Romangia, enumerando le diverse iniziative realizzate in passato, anche in collaborazione con la Soprintendenza archivistica, e soffermandosi, in particolare, sull'ultima relativa al suggestivo Museo dei villaggi abbandonati, allestita al piano superiore del palazzo baronale. Il Sindaco ha, inoltre, comunicato I'intenzione dell'Amministrazione di predispone con la Soprintendenza, sempre nel palazzo e in accordo con la famiglia Amat, anche un percorso multimediale utilizzando una selezione di documenti dell'archivio familiare.
Ha preso, successivamente, la parola all'assessore alla Cultura del Comune, Simonetta Pietri, che, dopo aver ringraziato ancora i collaboratori, ha dato la parola all'assessore regionale alla Pubblica Istruzione, Sergio Milia, e al consigliere di Sorso, Antonello Peru, i quali hanno sottolineato il ruolo svolto dalla Regione Sardegna nell'investire consistenti risorse sulla conservazione dei beni culturali, anche collaborando con le Soprintendenze per cercare di mettere in opera quegli interventi diventati, oggi, di difficile realizzazione da parte dello Stato. La parola è passata al docente di storia medievale dell'Università di Sassari, Alessandro Soddu, che ha tracciato un quadro della Romangia come appariva nel periodo precedente l'avvento del Feudalesimo, all'arrivo dei Catalano Aragonesi nel 1323.
Quindi il Soprintendente archivistico, Monica Grossi, ha espresso il plauso per una iniziativa tanto più rilevante in quanto crea l'occasione perché realtà fra di loro sconosciute si avvicinino. A questo proposito, nel descrivere al variegato auditorio, composto da molti non addetti ai lavori, le competenze della Soprintendenza archivistica, ha collegato il suo discorso con quello fatto dall'assessore Milia sulle risorse investite dalla Regione per la conservazione dei beni culturali, auspicando che l'Ente, interlocutore prioritario della Soprintendenza, riservi la stessa attenzione anche al suo archivio storico, stipato nei "capientí magazzini della Regione" evocati dalle parole dello stesso Milia. La dott.ssa Grossi ha poi rivolto la sua attenzione al "principe degli archivi", l'archivio Amat di Sanfilippo, uno dei più ricchi archivi gentilizi sardi e protagonista della manifestazione, ripercorrendone le vicende a partire dalla dichiarazione di interesse storico del 1978 fino alle diverse iniziative di valorizzazione realizzate, successivamente, in collaborazione tra Soprintendenza, Comune e famiglia Amat, proprietaria dell'archivio.
La dott.ssa Grossi ha, inoltre, colto l'occasione per sollecitare il sindaco affinché venga predisposto dall'Amministrazione un progetto che abbia l'obiettivo di riordinare l'archivio comunale, la cui situazione di disordine si protrae ormai da troppo da tempo, anche usufruendo dei finanziamenti messi ogni anno a disposizione dalla RAS.
Per ultimi sono intervenuti Vincenzo Amat, che ha ricordato il ruolo della Soprintendenza nella tutela e valorizzazione dell'archivio della sua famiglia, segno della sua importanza nel panorama feudale sardo, e, infine, brevemente, Giampaolo Ortu, autore del libro, che, dopo aver ricordato di essersi "innamorato" dell'archivio Amat in occasione della mostra "Il principe degli archivi", ha raccontato di avere, da quel momento, incominciato a frequentare la casa dei proprietari per poter consultare i documenti che gli hanno consentito la realizzazione dello studio sulla Romangia e i suoi baroni, sfociato nella pubblicazione del libro "La Romangia e il Feudalesimo".
Tra un intervento e l'altro un attore ha letto alcuni brani tratti da documenti dell'archivio Amat.