«Gentile utente, spiace comunicare...» con queste parole ieri, 17 novembre 2021, gli studiosi e i cittadini hanno appreso che, per carenza di personale, non sarebbe stato possibile accedere allo straordinario patrimonio documentario dell'Archivio di Stato di Genova che conserva, tra l'altro, la più antica e continua serie notarile a partire dal 1154.Qualche volta capita di non essere affatto felici di aver previsto l'evoluzione negativa degli eventi, e neppure è un merito averlo fatto. Ma è sicuramente una grave responsabilità quella di chi ne era stato avvertito e nulla ha fatto.
Vale per le pandemie, vale per le emergenze climatiche e vale per il nostro patrimonio culturale, quello che sbandieriamo davanti ai capi di Stato in visita, limitandoci ai soli più prestigiosi musei e scavi mentre tutto il resto (e soprattutto archivi e biblioteche) restano in situazioni al limite della sopravvivenza nell'indifferenza delle autorità politiche.Da più di tre anni segnaliamo l'imminente collasso e ora il previsto e prevedibilissimo caso di chiusura della sala di studio di un grande archivio di Stato si è verificato. Non è il primo: gli istituti di minori dimensioni già da tempo si dibattono in crisi analoghe.
Nel caso di Genova, invano gli studiosi si sono rivolti al Ministero per chiedere di fare qualcosa. I concorsi, che siano per funzionari archivisti o per i 1052 afav - cosa che avrebbe risolto ad esempio il caso di Genova -sono stati banditi con colpevole ritardo oppure avviati ma non ancora chiusi, o ancora sono stati solo annunciati ma senza che ancora se ne sappia nulla.Nelle more, come recita il triste linguaggio burocratico, sono state esplorate possibilità di condivisione di personale con altri istituti, sono stati predisposti progetti di supporto con la societàin house del Ministero, cosa che non ci entusiasma ma che potrebbe servire a tamponare la situazione? Perché, perfino per le assunzioni a tempo determinato (e anche queste non sono il massimo), sono dovuti passare mesi dalla decisione (conversione in legge del D.L. 9 giugno 2021,n. 80, con L. 6 agosto 2021, n. 113) all'attuazione che vede ora il nuovo bando per 150 archivisti? E perché un bando di aprile 2021 per funzionari, anche archivisti a tempo indeterminato, vede solo di recente pubblicate le graduatorie? E che fine ha fatto il concorso per 270 archivisti a tempo indeterminato promesso a settembre? Per tacere delle criticità che abbiamo dovuto segnalare rispetto all'annunciato corso-concorso per dirigenti che dovrebbe finalmente attuare quanto promesso addirittura dal precedente Ministro e mai finora concretizzato.La cultura è il fondamento della coscienza di sé come individui e come collettività, della consapevolezza di una storia di cittadinanza, la base per le conoscenze future.
Non a caso si discute di ius culturae, non a caso oggi si affronta il tema degli archivi per uno sviluppo sostenibile.Dobbiamo davvero pensare che il patrimonio culturale meriti attenzione solo se può far vetrina epuò generare incassi? Ma che invece può essere trascurato quando è "solo" oggetto di ricerca costituzionalmente garantita?
Il direttivo nazionale ANAI
19 novembre 2021