Comunicato del Direttivo Anai in merito alla sollecitazione da parte del presidente della commissione parlamentare digitale Coppola al Commissario straordinario per l'Agenda relativa alla nomina di responsabili della transizione alla modalità operativa digitale nelle PA.
Chi si occupa di gestione dei documenti e amministrazione digitale sa che è in corso una revisione del quadro normativo in materia di amministrazione digitale, destinata a riscrivere - speriamo solo parzialmente - il Codice dell'amministrazione digitale e le regole tecniche collegate
Si tratta senza dubbio di un insieme di norme che soffre di qualche contraddizione e di un eccesso di dettagli tecnici. Si tratta, tuttavia, anche di un risultato sufficientemente equilibrato, coerente nella sostanza con la normativa europea, frutto di un lungo lavoro di revisione e aggiornamento che risale alla metà degli anni Novanta.
Il percorso realizzato ha consentito al nostro paese - molto più e molto meglio di quanto sia avvenuto e stia avvenendo sia nel resto d'Europa che negli stessi Stati Uniti - di avviare un significativo, anche se non ancora completo, processo di trasformazione nel modo in cui la PA gestisce i suoi processi, assume e documenta le sue decisioni, comunica con i cittadini e con le imprese, in forme sempre più chiaramente se non esclusivamente digitali. Il compito affidato a un nucleo di esperti, noto all'opinione pubblica come il Team Piacentini, ha promesso di intervenire e in pochi mesi garantire la ‘fruibilità del CAD' alleggerendo la regolamentazione così faticosamente definita e ancora in attesa di essere seriamente sperimentata.
Non è dato al momento di conoscere la strada che prenderà questa ‘deregulation' dai tempi pericolosamente stretti e, quindi inevitabilmente, sottratta al confronto con gli stakeholder interessati: il settore pubblico, i professionisti del settore (gli archivisti in particolare), le strutture di tutela (Agid e la Direzione generale degli archivi) che dovrebbero gestire le fonti documentarie digitali destinate a garantire trasparenza e accesso e a garantire che la memoria storica sia affidabile, accurata e autentica. I rischi di un uso distorto del web e la facilità con cui si manipolano le informazioni trasformandole in documenti e fonti sono finalmente al centro della riflessione dei media e della politica. L'opinione pubblica comincia a rendersi conto di quanto sia urgente e indispensabile presidiare la qualità delle informazioni, almeno di quelle prodotte e rese disponibili in ambito pubblico. Meglio tardi che mai.
Come ha in questi giorni giustamente sottolineato il presidente della Commissione d'inchiesta al Commissario straordinario per l'Agenda digitale (‘Come si può sperare di avere una PA efficiente e digitale se non c'è alcun responsabile della transizione alla modalità operativa digitale? Se le organizzazioni non vengono scalfite? Se nessuno misura i risultati? ‘), il nodo risiede nella presenza di responsabilità ben definite, competenti e consapevoli, capaci di affrontare e gestire i cambiamenti necessari. Dispiace solo che il richiamo in questione riguardi le sole figure del Responsabile della trasformazione digitale e del Difensore civico digitale (ruoli previsti dall'articolo 17 del vigente Codice dell'amministrazione digitale) e non si faccia in alcun modo riferimento alla presenza del Responsabile della gestione documentale, prevista già con il testo unico sulla documentazione amministrativa del 2000 (dpr 445/2000, articolo 61) e ribadita nelle regole tecniche del 2013 (dpcm 3 dicembre 2013, articolo 3) che, giustamente, prevedono la presenza in ogni amministrazione pubblica di un profilo professionale specifico, "comunque in possesso di idonei requisiti professionali o di professionalità tecnico archivistica" (art. 611 c. 2).
Le figure in questione sono spesso presenti (anche se non sempre riconosciute o valorizzate all'interno della PA): archivisti formati a livello universitario (dotati di un diploma di laurea magistrale specifica, di un diploma di specializzazione post-laurea o del diploma rilasciato da una delle 17 scuole degli archivi di Stato, finalmente oggetto di una importante riforma che ne qualifica e aggiorna i programmi e i percorsi). Sono figure in grado di gestire le memorie documentarie nella fase di formazione (qualunque sia il supporto di memorizzazione), nei depositi e nei sistemi di conservazione, ma soprattutto sono preparate a garantire fruizione e accesso, a favorire la comunicazione e la trasparenza senza mai dimenticare il rispetto dei principi di riservatezza.
Si sta per concludere un importante concorso del Ministero per i beni, le attività culturali e il turismo destinato a riempire i gravi vuoti che si sono creati in questi anni nell'amministrazione archivistica e che hanno indebolito l'azione di tutela del Ministero. La presenza di forze nuove e preparate accrescerà senza dubbio l'efficacia dei controlli e del supporto tecnico al settore pubblico anche in questo ambito. E' necessario tuttavia che tutte le amministrazioni si attivino per rispettare il dettato normativo in materia di archivi digitali nominando i responsabili previsti dal 2000, con la dovuta attenzione per la qualità tecnica delle competenze richieste.
Roma, 2 maggio 2017
Il Direttivo nazionale Anai